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Eolico, la clausola “segreta” di J.P.Morgan 

Credit:  L’invasione eolica del Golfo di Cagliari finisce in un’operazione finanziaria legata al decreto Draghi sulla Sardegna | Mauro Pili | L'Unione Sarda | 20 febbraio 2022 | www.unionesarda.it ~~

La sala delle grida è vuota. Il vortice di urla e gesti ha smesso da tempo di agitare Palazzo Mezzanotte. Da sempre, da quando i mercati della Rivoluzione industriale hanno cominciato ad esistere, il cuore di Milano è qui, in Piazza degli Affari. Nel quartier generale che fu delle grandi famiglie, dagli Agnelli ai Pirelli, dai Ferrari ai Falck, ora comandano altri. La Borsa è sempre quella italiana, bit e ordini, fondi e azioni, però, si muovono senza bisogno di passaporto. Il labile confine tra l’alta finanza e le vie dello shopping traballa, come non mai, all’incedere vorace di fondi miliardari senza fine, americani e non solo. Tutti sbarcati in terra d’Italia per “aggredire” settori decisivi e lautamente allettanti, molto spesso foraggiati a piene mani dalle risorse pubbliche, una volta prelevate dall’infinito fondo del debito di Stato, un’altra provenienti direttamente dal Pnrr, quei 209 miliardi in salsa europea da spendere e spandere senza perdere troppo tempo, con un occhio rivolto direttamente alla grande finanza.

Urla digitali

Un mondo indecifrabile, appositamente codificato per restare nell’ombra, per tenere i giochi di Palazzo al riparo da occhi indiscreti. Solo in pochi sanno quello che davvero accade nei caveau di questa Borsa, in molti, invece, non sanno assolutamente niente. Capita, per esempio, che un titolo, il valore di una società quotata in Borsa, da mesi in depressione, possa, di punto in bianco, riscoprire le vette di quotazioni sorprendenti e a volte inspiegabili. La crescita o la decrescita non è roba per fattucchieri o maghi, qui si misurano scenari, si analizzano tendenze e si leggono le carte, quelle che “obbligatoriamente” ogni operatore di Borsa deve depositare nei fascicoli delle scalate finanziarie. Atti il più delle volte cifrati, funzionali solo a quel mercato di Borsa che li sa leggere.

Vendere o comprare

Del resto non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare il fatto che i titoli guida, quelli storici, legati al mondo dell’energia, sono i più “attenzionati” dalle “urla” digitali pronte ad intercettare ogni minimo sussulto. Per loro è un attimo franare, un sibilo di vento per decollare. Mai come questa volta la Sardegna, quella del vento in mare soprattutto, è oggetto delle più ardite attenzioni dei grandi fondi finanziari mondiali. In ballo ci sono i progetti sulle coste sarde da deturpare a suon di pale eoliche piazzate senza un domani nel cuore del Golfo degli Angeli o, addirittura, nella ricca Costa Smeralda. Sono gli analisti di Borsa che mettono insieme progetti, strategie dei governi e interessi mondiali. Il loro compito è chiaro: tradurre quell’insieme di fattori in due macro variabili: “vendere” o “comprare”. A volte, però, si tratta di “subordinare” la scelta ad altri elementi che esulano del tutto dal mondo della finanza, sconfinando, nelle aule parlamentari, sino al cuore del governo, nell’enclave di Palazzo Chigi.

Palazzi di Roma

Quando la finanza sbarca nei “Palazzi” di Roma non si analizzano più i fattori della produzione, gli elementi fondanti di un’intrapresa produttiva fanno un passo indietro per sconfinare, senza pudore, nella logica degli incentivi di Stato. E’ da mesi che gli osservatori di Piazza degli Affari si scambiano dossier precisi e riservati, puntuali e circoscritti, su quanto sta avvenendo nella penombra della grande “abbuffata” delle energie rinnovabili. Il mantra che anima il sistema Paese è uno solo: spendere subito quella infinita montagna di denaro del Pnrr, che in Italia si traduce in Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un programma declinato in sei missioni, di cui una è ciclopica: Rivoluzione verde e transizione ecologica.

Torta da 24 miliardi

La fetta più grossa è quella dedicata alle energie rinnovabili: lo stanziamento è di 23,78 miliardi di euro. E’ in questa operazione che si cela uno dei passaggi chiave della finanza mondiale. Lo abbiamo rivelato nei giorni scorsi: la più grande banca d’affari americana la J.P.Morgan ha rivolto le proprie antenne verso l’Italia, in particolar modo sul vento e il mare di Sardegna. Abbiamo richiamato documenti e scadenze, piano d’azione a stelle e strisce per conquistare il dossier più delicato: l’invasione del Golfo degli Angeli, progetto che nei giorni scorsi abbiamo rivelato in ogni dettaglio, con l’aggiunta di quello in fase avanzata da presentare nientemeno che nelle acque della Costa Smeralda. Un vero e proprio assalto al mare sardo da mettere a segno con un blitz finanziario che non ha precedenti. L’operazione è fissata per giovedì 24 febbraio.

Closing subordinato

Tecnicamente si chiama “closing”, ovvero la firma finale sull’operazione. A sottoscriverla saranno gli amministratori delegati della Falck Renewables, la società proprietaria del progetto d’invasione del mare sardo, e del Infrastructure Investiments Fund, il fondo dedicato agli investimenti della J.P.Morgan, la più grande banca d’affari americana. L’accordo è predisposto in ogni singolo dettaglio, da quello tecnico a quello finanziario. C’è l’intesa su tutto, compreso il prezzo di vendita del 60% della Falck Renewables, società di energia rinnovabile creata da una delle più potenti famiglie italiane, la Falck, già dominus indiscussa dell’acciaio. Nei documenti trasmessi a Piazza Affari, però, c’è una clausola “segreta” che pesa sull’intera operazione come un macigno. Gli atti di compravendita del 60% della società italiana da parte della Banca Americana, attraverso il suo fondo investimenti, sono “gravati” da una disposizione che scatena mille interrogativi.

Clausola macigno

Nella nota di annuncio dell’operazione c’è un passaggio circoscritto in due righe, che riportiamo integralmente nella foto centrale, dove si legge: «Si prevede che il completamento dell’operazione, che è subordinato all’ottenimento delle rilevanti autorizzazioni, regolamentari e di altro tipo, sia finalizzato nel primo trimestre 2022 (il “Closing”)». In poche righe un’ammissione e una confessione che non possono passare inosservate. Da una parte emerge un’operazione finanziaria “subordinata” ad autorizzazioni definite prima “rilevanti” e, poi, “regolamentari e di altro tipo” e dall’altra, invece, si fa esplicito richiamo al “closing” “finalizzato nel primo trimestre del 2022”.

Closing tra 4 giorni

Si tratta di un passaggio chiave considerato che è stata appena annunciata la firma del “closing” tra quattro giorni. E’ evidente che da qui a giovedì quelle “rilevanti autorizzazioni” saranno rilasciate, vista la clausola perentoria che subordina la firma finale all’ottenimento di quei via libera. Cosa intendono i signori della Falck Renewables e gli uomini della J.P. Morgan per “rilevanti autorizzazioni”?

La firma di Draghi

Non è un segreto che in questi giorni, forse proprio prima del 24, data fissata per la scalata americana, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, firmerà il decreto di commissariamento della Sardegna, dando di fatto il via libera all’operazione più nefasta della storia dell’Autonomia regionale con una calata di scelte e decisioni che rischiano di compromettere per sempre il patrimonio ambientale e paesaggistico dell’Isola. Un decreto che non avrà bisogno di vaglio del governo e tantomeno del parlamento. Si tratta, infatti, di un provvedimento amministrativo di secondo livello, in attuazione di una norma di legge, il decreto 76/2020, che delega ad un DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri), uno di quelli tanto contestati in periodo di pandemia.

Decreto “neocoloniale”

Ora, ironia della sorte, quell’atto viene firmato dal numero uno di Palazzo Chigi con l’esplicito intento di infestare l’Isola dei Nuraghi, dall’entroterra al mare, con ciclopiche pale eoliche e distese infinite di pannelli di silicio destinati a raccogliere il sole della Sardegna per poi esportarlo, insieme al vento, nel “Continente” italiano.Un decreto “neocoloniale” che non solo non lascerà niente in Sardegna, ma darà linfa vitale alle grandi speculazioni economiche e finanziarie, a partire dall’uso dei fondi europei del Pnrr, in terra e mare di Sardegna. Nel testo del Dpcm, infatti, la clausola principale è il comma 3 dell’articolo uno del provvedimento che giace alla firma dell’ex banchiere europeo fattosi premier d’Italia. La formula è esplicita: «Gli interventi e le opere individuate all’articolo due costituiscono interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti». In pratica manu militari per la realizzazione di tutti gli interventi previsti nel decreto. E non è un caso che al primo punto dei progetti indicati nel testo del decreto ci sia proprio «la realizzazione di nuova capacità di generazione a fonte rinnovabile».

Affari pubblici e privati

Tradotto significa che Draghi intende far diventare, per decreto, le pale eoliche di mare e di terra, insieme alle distese fotovoltaiche nelle aree agricole della Sardegna, opere di pubblica utilità, quando, invece, non avranno nessun interesse pubblico. Non ne avranno certamente per l’Isola, visto che nello stesso decreto è prevista la realizzazione da parte di Terna di un cavo-guinzaglio per trasferire l’energia eolica e solare prodotta in Sardegna direttamente in Sicilia e Campania, a servizio del Continente. E che quelle pale non saranno di alcun interesse pubblico lo si evince da quel documento depositato dalla Falck Renawebles alla Borsa di Milano.

“Strong cash flow”

Basta prendere in mano i report finanziari riservati della J.P.Morgan per capire cosa si cela dietro la grande invasione dell’Isola dei Nuraghi. Documenti esplosivi che “confessano” e “sconfessano”. Da una parte sono una plateale “confessione” dei guadagni a piene mani nell’operazione eolica in Sardegna e dall’altra un’evidente “sconfessione” dell’interesse pubblico evocato dal quel decreto che Draghi si accinge a firmare. Scrivono e spiegano gli americani: l’operazione energia rinnovabile ha un “Ebitda”, ovvero la capacità dell’investimento di far guadagnare, pari al più 50%. Insomma si spende poco e si guadagna moltissimo. Nessun rendimento finanziario è paragonabile a tanto denaro che si guadagna. C’è di più, però. La banca americana sui guadagni dall’eolico scrive: «Strong cash flow generation», ovvero forte capacità di generazione di denari. E pensare che il Governo vorrebbe spacciare quel piano per un interesse pubblico al servizio dei sardi.

Source:  L’invasione eolica del Golfo di Cagliari finisce in un’operazione finanziaria legata al decreto Draghi sulla Sardegna | Mauro Pili | L'Unione Sarda | 20 febbraio 2022 | www.unionesarda.it

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