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Comitati: abbandonate l’eolico industriale, non rende e soffoca l’ambiente
Credit: Pubblicato da Francesco Fabbriani a giovedì, marzo 01, 2012 notiziefabbriani.blogspot.com ~~
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[Committee: Abandon industrial wind, don’t destroy the environment – ‘With industrial wind the Region does not promote clean energy, but environmental destruction’. That is the summary of the complaint reported at a conference of regional committees from Emilia Romagna that were organized for the defense of the Apennine ridges under attack by several projects to erect wind facilities. The Committees are working to raise the awareness first of the administrators of public agencies who determine ‘go’ or not. The facilities, according to the complainants, not only are unnecessary because the Region of Emilia Romagna doesn’t have enough wind to ensure a minimum of utility, but are also harmful because they impact the environment, disturb and displace wildlife, and require more invasive interventions in environmentally fragile and unstable areas.]
‘Con l’eolico industriale la Regione non promuove l’energia pulita, ma il dissesto ambientale’. Questa la sintesi della denuncia riportato in una conferenza in Regione dai comitati regionali dell’Emilia Romagna che si sono organizzati per la difesa dei crinali dell’Appennino attaccati da numerosi progetti per l’installazione di impianti eolici. I Comitati stanno operando per sensibilizzare innanzitutto gli amministratori degli enti pubblici cui compete il ‘via’ o meno. Gli impianti, secondo i denuncianti, non solo sono inutili poiché la Regione Emilia Romagna non offre una ventosità sufficiente a garantirne un minimo di utilità, ma sono anche dannosi poiché impattano nell’ambiente, disturbano fino a scacciarla la fauna, richiedono interventi più che invasivi in zone ambientalmente fragili e instabili.
L’incontro è stato introdotto dal consigliere regionale Andrea Defranceschi e da Alberto Cuppini, del coordinamento della ‘rete di resistenza dei crinali contro l’eolico industriale selvaggio’ . Il primo, dopo aver precisato che nessuno è contro l’energia rinnovabile ma solo contro quella che per la realizzazione richiede un inaccettabile sacrificio ambientale, ha presentato la situazione di Camugnano dove è già stato realizzato un primo impianto eolico di servizio ad aziende agricole formato da tre pale dell’altezza di 32 metri ed è allo studio un secondo ben più impattante formato da 13 pale dell’altezza di 150 metri ciascuna.
Il secondo relatore ha rimarcato come il programma eolico interessa ormai tutta la fascia appenninica della regione e che, grazie a nuove disposizioni di legge, l’approvazione può essere rapidissima. Ha quindi invitato a vigilare.
Intensa poi la denuncia di Paola Campori portavoce del Comitato di Camugnano che riferendosi all’ipotesi progettuale che riguarda il suo comune ha detto: “Non è un impianto mitigabile. E’ posto fra due aree, quella del monte Vigese e quella del Parco dei Laghi, ambientalmente protette ed è impattante dal punto di vista visivo poiché le pale sarebbero visibili da notevoli distanze. Inoltre invade ambienti ricchissimi di fauna: vi vivono e vi si riproducono animali protetti come il falco e l’aquila reale ed è nell’areale di permanenza del lupo”. Ha rimarcato come gli infrasuoni e i suoni a bassa frequenza prodotti dai meccanismi non sono udibili dall’uomo, ma sono inascoltabili per gli animali. “E’ dimostrato anche che hanno effetti anche sulla salute dell’uomo”, ha riferito.” Il rapporto fra benefici e costi ambientali è inaccettabile. Avremmo un impianto che per otto mesi non produce niente per mancanza di vento” ha concluso.
Angelo Farneti ha riportato la situazione di Monte dei Cucchi dove un impianto è stato bocciato per la decisa presa di posizione della popolazione. Si è allora proposto di farne un secondo nel confinante territorio di Bruscoli in comune di Fiorenzuola, già nella regione Toscana ma a pochissima distanza da quello bocciato. Presenti anche i portavoce dei comitati di Parma e di Piacenza che hanno raccontato che se i progetti proposti nelle loro colline andranno in porto la Val Del Taro cesserà di essere una ‘green valley’ con tutte le conseguenze per l’economia turistica.
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